1. Mitologia
    1. Mitologia
  2. Lo studio del mito
    1. Lo studio del mito
  3. Una classificazione dei miti
    1. Una classificazione dei miti
    2. Miti della creazione
    3. Miti dell'origine delle divinità
    4. Miti del rinnovamento e della rinascita
  4. Mitologie dell'antico Vicino Oriente
    1. Miti mesopotamici
    2. Mitologia egizia
    3. Mitologia canaanita
  5. Mitologia indoeuropea
    1. Mitologia indoeuropea
    2. Mitologia indiana
    3. Mitologia greca
    4. Mitologia romana
    5. Mitologia nordica (germanica e scandinava)
    6. Mitologia celtica
  6. Miti e cultura
    1. Miti e cultura
5.3 Mitologia greca
La mitologia greca mancò di unità e di coerenza per una serie di fattori comuni alla formazione dei singoli miti greci e dei singoli personaggi. In primo luogo, i frammenti che abbiamo di miti greci coprono un periodo che va dal II millennio a.C. all'inizio dell'era cristiana. Miti e frammenti di miti sono in molti casi parte di cicli mitologici totali appartenenti a comunità locali, ma in molti casi il ciclo nella sua interezza non ci è noto. In secondo luogo, il corpo della mitologia greca contiene elementi appartenenti a culture e storie diverse. L'elemento culturale indoeuropeo è rappresentato, a esempio, in divinità come Zeus, mentre strutture mediterranee minoico-micenee sono simboleggiate in figure come Demetra, Afrodite, Rea e altre.
A complicare ancora di più il problema sta il fatto che poeti, tragici e filosofi presentano le loro proprie interpretazioni letterarie e filosofiche, e compongono drammi sulle vicende degli dèi facendo uso di molte e diverse stratificazioni e tradizioni dei cicli mitologici. Gli dèi ritratti nell'Odissea e nell'Iliade di Omero appaiono anche nella Teogonia di Esiodo, come pure nelle "Opere e giorni". Ciascuno dei grandi tragediografi greci (Sofocle, Eschilo ed Euripide) espone nelle proprie opere una personale rielaborazione dei miti tradizionali. Interpretazioni filosofiche si trovano nei pensatori presocratici (presocratica, filosofia), nonché in Platone e Aristotele che proseguono e complicano questa prassi interpretativa.
Secondo Erodoto, Omero ed Esiodo definirono le figure degli dèi, ricavando da una ricca e complessa materia mitologica, consegnata loro dal passato, temi e linee che dovevano diventare decisivi e basilari per la futura elaborazione dei miti greci. Esiodo presuppone la realtà degli dèi, mentre in Omero la loro caratterizzazione è simbolica, ma comunque in nessuno dei due gli dèi hanno un significato di portata universale. Nell'utilizzare la tradizione mitologica ambedue i poeti tendono costantemente a fondere le varie tradizioni in un'unità, che è poi quella della loro narrazione.
Le 12 divinità maggiori del pantheon olimpico sono Zeus, Era, Atena, Ermes, Afrodite, Efesto, Ares, Apollo, Artemide, Poseidone, Demetra e Dioniso. Zeus è la divinità emergente della mitologia greca; è chiaramente di origine indoeuropea e divinità celeste, riferita e simboleggiata dal cielo e dai fenomeni celesti; è il tuono, un dio del fulmine, un dio della pioggia; è padre e signore, sovrano, controllore del mondo.
Nell'Iliade Zeus è detto il figlio di Crono, ma questi non ha altro rilievo, e spesso si dice di Zeus che è padre degli dèi. Lo si accompagna in molti casi a divinità femminili - a Eleusi la sua consorte è Demetra; a Tebe, Semele; ad Argo, Era. Tutte queste dee simboleggiano la terra e la fertilità. In Omero Zeus è un dio regnante, che siede sul trono in cima al monte Olimpo, circondato dalla sua corte di divinità: Era, Apollo, Poseidone, Artemide e Atena. Ognuno degli dèi risiede sull'Olimpo, e palazzo e mura sono opera di Efesto.
La Teogonia di Esiodo dà una storia diversa di Zeus, con una genealogia delle divinità. Il primo dio era stato Urano, sposo di Gea, la terra; dalla loro unione sono nati i Ciclopi e i Titani, fra cui il più importante è il Titano Crono, che sposa la sorella Rea. A Crono viene profetizzato che sarà spodestato da uno dei suoi figli, ed egli allora li inghiotte appena nati. I parenti consigliano alla disperata Rea, nuovamente incinta, di recarsi a Creta, dove partorisce Zeus. Gea ne diviene la nutrice e con uno stratagemma sottrae il bambino a Crono: avvolge in panni una pietra e la presenta a Crono come se fosse il suo nuovo figlio, così che, dopo averla inghiottita, Crono rivomita la pietra e anche tutti i figli ingoiati in precedenza, compresi Era, Poseidone e Ade. Un altro elemento del mito narra che la salvezza di Zeus viene garantita da un gruppo di creature divine, i kuretes o coreuti, che danzando intorno al neonato fanno un tale rumore da impedire a Crono di intenderne i vagiti. Questa storia della nascita di Zeus può essere parte di una religione ctonia che ha relazioni con le tradizioni orgiastiche mediterranee della Grecia. Zeus appare così in due diverse tradizioni mitologiche, l'una indoeuropea, l'altra mediterranea (minoica), come una divinità celeste appartenente agli Indoeuropei invasori. Come capo del pantheon è raffigurato con forme diverse da quella del cielo, e con i suoi matrimoni e le sue avventure amorose assimila le varie divinità indigene al pantheon indoeuropeo. I Titani possono essere stati gli antichi dèi della terra, e il mito nella narrazione esiodea porta le due tradizioni a comporre una sola storia.
Era (che in greco significa signora) è la grande dea degli abitanti indigeni di Grecia prima delle invasioni indoeuropee, e rappresenta una cultura matriarcale e poliandrica. Come dea regina, ogni anno si prende un maschio in uno hieros gamos (matrimonio sacro), un rituale che innesca la fertilità e la venuta della primavera. Zeus, il dio-cielo degli Indoeuropei, sposa Era ad Argo e questo matrimonio diventa l'archetipo del matrimonio patrilineare monogamico e della parentela. Era diventa la dea della virtù coniugale. Secondo la versione esiodea del mito, Era è sorella di Zeus e, quando Crono la rivomita, Zeus la sposa.
Poseidone, il fratello maggiore di Zeus, era originariamente una divinità indoeuropea: se ne parla spesso come di colui che produce il tuono, e più spesso ancora come di un cavallo selvaggio. Al tempo di Omero era chiamato scuotitore della terra, un nome forse correlato allo scalpitio dei cavalli in corsa. Secondo alcune storie, Poseidone sposa dee dalla forma di cavalle. In Arcadia, Demetra si muta in cavalla e viene scacciata da Poseidone: dal loro matrimonio nascono Persefone e il cavallo Arione. Poseidone diventa un dio del mare allorché sposa la dea marina Anfitrite.
Dioniso non è una divinità indoeuropea: probabilmente di origine frigia, il dio e il suo culto migrano prima in Macedonia, poi in Tessaglia e in Beozia. Il mito della sua nascita riferisce che è figlio di Semele e di Zeus: quando Era, moglie di Zeus, apprende la sua infedeltà e la nascita che si prepara, si traveste da bambinaia di Semele e la convince a domandare a Zeus di rivelarlesi nella totalità della sua natura divina. Zeus appare a Semele in tutto il suo divino splendore e questa apparizione la fulmina; nell'attimo che precede la sua morte, Zeus strappa Dioniso dai suoi lombi, taglia la propria gamba e vi depone il feto. Dopo nove mesi Dioniso nasce dalla coscia di Zeus, e per questo motivo è detto colui che nasce due volte: dal ventre della madre e dalla coscia di Zeus.
La comparsa di Dioniso si accompagna sempre a una qualche attività violenta, quasi una sorta di minaccia all'ordine costituito (Dioniso è anche chiamato Bromios, il violento, o Bacco). Oggetto di un culto mistico orgiastico, egli tende a rompere i confini che la società impone al comportamento; il suo culto è ampiamente descritto da Euripide nel dramma "Le baccanti". Il fine del culto era quello di portare all'estasi, l'esperienza di uscire da sé, o all'entusiasmo, l'esperienza di sentirsi colmi della divinità. Fulcro dei Misteri dionisiaci era l'identità fra il devoto e il dio. I seguaci del culto erano per la maggioranza donne, le Menadi, diventate folli nell'estasi. Quando il sacerdote di Dioniso suonava il suo flauto, i devoti erano presi da una frenesia durante la quale, si diceva, erano capaci di smembrare animali.
Apollo rappresenta quasi il contraltare di Dioniso: mentre questi spinge i suoi devoti a selvaggi riti orgiastici, Apollo è il dio della moderazione e incarna in sé lo status legale ovvero il significato istituzionale della religione. Apollo è soprattutto il dio della legge e, nel suo ruolo di legislatore, fa riferimento ai precedenti sacri e legislativi della città. Tuttavia, Apollo possiede anche un aspetto diverso: come Dioniso, lo si metteva in rapporto con l'oracolo di Delfi, dove i suoi devoti cadevano in preda di una possessione estatica ed entusiastica. W.K. Guthrie (I Greci e i loro Dei, 1949) suggerisce che Apollo sia originario della Siberia e che i poteri estatici connessi al suo culto siano derivati dallo sciamanesimo tribale di quella regione piuttosto che dal culto dionisiaco a Delfi. A causa dei comuni elementi estatici, il culto di Apollo finì con l'esercitare un'influenza moderatrice sulle esperienze religiose di Dioniso chiaramente non olimpiche.
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