4.2 Mitologia egizia
Da tempo immemorabile l'Egitto è conosciuto come la terra delle due contrade: l'Alto Egitto, o Terra Rossa, desertica, e il Basso Egitto, o Terra Nera, dove il suolo è fertile. Ancor oggi il 99% della popolazione egiziana vive nella Terra Nera. Questa dualità è più che un fatto geografico e demografico: è un elemento fondamentale fin dagli inizi della cultura egizia e trova significativa espressione nei miti e nella religione di quel popolo.
Cultura, miti, religione dell'antico Egitto possono essere caratterizzati come una dualità con strutture ritmate, contenute in un'unità statica. A differenza della Mesopotamia, la civiltà dell'antico Egitto non si sviluppò in poche e potenti città-Stato lungo le rive dei due fiumi: l'Egitto aveva un solo fiume significativo, il Nilo, e lungo tutto il suo corso sorse una serie di piccoli villaggi, ognuno dei quali espresse una propria mitologia.
Nell'antico Egitto c'era una generale tendenza all'unità e alla staticità, non al confronto e alla tensione. Un testo che ben esemplifica tale tendenza - esprimendo nel contempo le più antiche tradizioni storiche e locali - è la teologia di Menfi, registrata sulla pietra di Shacaba. Questa teologia presenta gli insegnamenti di Menes che, intorno al 3000 a.C., stabilì una nuova capitale a Menfi. Il dio Ptah ha in questa teologia una funzione catalizzatrice di tutte le antiche tradizioni locali. Il testo è una cosmologia che descrive la creazione del mondo e l'unità della terra d'Egitto come processo eterno di ordinazione del cosmo. Ptah crea ogni cosa da nozioni già presenti nel suo cuore e da lui pronunciate con la sua lingua. Tutte le cose — l'universo, gli esseri viventi, la giustizia, la bellezza e così via - vengono creati in questo modo, e così sono creati anche gli dèi: procedendo prima in forma di concetti entro la mente di Ptah, entrano poi nel mondo materiale e nelle sue forme — pietra, metallo, legno -, a loro volta creazioni di Ptah.
La teologia menfita assume antiche nozioni locali della creazione, come quella di Ermopoli che descrive la creazione come un processo a partire da otto esseri primordiali del caos, abitanti del fango primevo: i quattro maschi sono anfibi, le quattro femmine serpenti, e formano le coppie di Nun e Naunet (materia e spazio primordiali), di Kuk e Kauket (l'illimitabile e l'illimitato), di Huh e Hauhet (tenebra e oscurità), di Amon e Amaunet (i nascosti e celati). Sono gli esseri che danno origine al sole, e nella teologia menfita si dice che provengono dallo stesso Ptah.
Un'altra parte della teologia di Menfi assume dall'Antico Regno i miti sugli dèi Horus e Set - due divinità che da sempre si contendono l'autorità sull'Egitto -, mentre il dio della terra, Geb, ha funzione di mediatore. Proprio Geb compie per primo la partizione del paese fra i due, e quindi, cambiando idea, assegna a Horus l'intero territorio. Ptah è nella teologia omologo a Set, ma in un diverso contesto è Geb, la potenza terrestre, il dio supremo: egli è la montagna primeva, simbolo della prima creazione. Per gli Egizi — notiamo - la divinità che rappresenta la terra non è femminile ma maschile.
Nell'Antico Regno si ha spesso una mitologia dove il sole Atun (o Aten) compare spesso come primo creatore: egli dà la vita a Shu e Tefnut (aria e rugiada) producendoli da sé stesso, e a loro volta questi producono Geb e Nut (terra e cielo). I figli di questi ultimi sono Osiride, Iside, Set e Neftis. È così che le prime quattro divinità istituiscono il cosmo, e le ultime quattro sono mediatrici fra il cosmo e gli uomini. Osiride è il simbolo del re defunto subentrato nella forma di Horus, il re vivente. Iside è la consorte di Osiride e, dopo l'uccisione del suo sposo da parte di Set, ne ricostituisce il corpo e gli ottiene eterna vita. Sua alleata nell'impresa è Neftis, la consorte di Set. Horus, figlio di Osiride e Iside, alla fine distrugge Set, simbolo dell'anarchia, del caos, del disordine. Set viene messo in relazione con il deserto dell'Alto Egitto, e in quanto dio delle nebbie, si contrappone ad Aton, il sole.
Sebbene i legami familiari appaiano il pilastro intorno al quale si svolge la mitologia egizia, i suoi temi chiave sono la creazione, la procreazione, la rinascita e l'unità dei due territori. Il faraone terrestre era solo un simbolo di quelle strutture ordinatrici. La potenza che esse implicano è espressa nel sole, nella terra, e negli animali, specialmente le greggi. Il linguaggio e i simboli di quella potenza possono in ogni momento venir trasferiti dall'uno all'altro - per esempio il sole può venir descritto nel simbolismo del gregge, o la terra nel simbolismo del sole. Nella teologia del Nuovo Regno, il dio supremo era Amon-Ra, una personificazione del tebano (ed ermapolitano) dio-creatore, Amon, unito al dio-sole Ra (succeduto ad Aton).
Torna all'indice